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lunedì 23 settembre 2013

La scuola che non va!

Questo Blog è essenzialmente pensato per parlare di cultura: libri, programmi tv, eventi, festival, ecc..
Ma come si può parlare di cultura evitando l'argomento scuola?
Soprattutto in un paese come l'Italia dove la cultura e la scuola dovrebbero essere portate su un palmo di mano, visto che sono questi gli elementi su cui potremmo garantire gran parte della nostra ricchezza. 
È proprio sulla cultura, sulla letteratura, sul nostro patrimonio artistico, sulla nostra storia, che dovremmo puntare per risorgere e per rifondarci.
E invece, mi sembra che tutto questo sia stato ormai letteralmente messo da parte!
Sulla cultura lo vediamo ogni giorno (Pompei che crolla, politici che dicono che con la Divina Commedia non si mangia, trasmissioni televisive di dubbio valore artistico e culturale, ecc.).
Ma sulla scuola è ancora peggio!
I politici promettono tanto, ma non toccano il vero problema.
Generalmente si tende a dare tutta la colpa ai docenti.
E questo si spiega facilmente:
- intanto perché risulta sempre efficace trovare il capro espiatorio e allontanare sé stessi dalle responsabilità
-in secondo luogo perché è facile attaccare una categoria che è ormai diventata estremamente impopolare in Italia. Impopolarità che non fa altro che portare altro danno alla scuola e agli studenti.
Ma è un'impopolarità studiata a tavolino!
Intanto basta mentire tirando fuori il discorso delle 18 ore, nascondendo il fatto che quelle sono solo la metà del lavoro effettivo: sono le ore frontali.
Ma perché tutto il tempo che si utlizza per correggere i compiti, partecipare a decine di riunioni, scrivere decine di documenti, preparare le lezioni, parlare con gli psicologi, incontrare i genitori, e tante altre mille cose che solo i prof. conoscono, non dovrebbero essere considerate ore di lavoro? Dovrebbe essere fatto tutto gratis?
E' chiaro che delle pecore nere in questo mestiere, ci sono; ma non è molto corretto puntare sempre il dito su quelle pecore nere per distruggere tutta una categoria che invece -ci si creda o no- lotta ogni giorno per cercare di migliorare le cose.
Ci si creda o no! Chi si trova realmente dentro la scuola, lo sa!

Io credo che se i politici veramente volessero affrontare il problema scuola dovrebbero risolvere, tra molte altre cose, la questione delle classi strapiene.
Che senso ha insegnare in una classe di 30, 35 alunni alle Superiori o di 25 alle Medie?
Si risponderà: i prof. non vogliono lavorare!
Ma veramente si crede che gli studenti possano imparare di più in una classe di 35 elementi piuttosto che in una di 20-25?
Come si può pretendere un insegnamento personalizzato all'interno di calssi così numerose?
Per non parlare poi di quando, oltre agli alunni di classe, vengono aggiunti quelli di altre classi: la stanza diventa una trincea umana.
A tutti quelli che pensano che la soluzione della scuola si possa basare sulla valutazione dei docenti, consiglio di leggere questo articolo, che riporto, in parte, di seguito.
L'ho tratto da qui, dove si potrà trovare per intero (è stato scritto da Mila Spicola).
Si noti che ci sono anche le impressioni di uno studente.
E si noti cosa dice dell'Invalsi.

Poi, ognuno giudichi per sé!

“Sono Antonio, ho 15 anni, frequento la 1 superiore dell’istituto professionale XX, Catania. Sono stato bocciato una volta, in prima media. Già lavoro, aiuto un meccanico nel mio quartiere. Non mi piace studiare perché già in terza elementare non capivo molto e mi annoiavo. Si è vero, i professori li faccio impazzire, così mi sospendono e me ne sto in officina. Mi sono iscritto al superiore per l’obbligo e per far contenta mia madre, che sapi scrivere solo il suo nome e infatti manco alle elementari mi dava verso per i compiti.  In classe siamo in 38, almeno una 20ina li conosco, son tutti come me. Non ci chiamano per nome, e manco per cognome. Avanti ca finisciunu l’appello è finita la prima ora. E le altre volano: tra grida e urla passa a matinata. Chissa è a scola. Mi faccio solo quest’anno e ciao. Mia madre mi dice “dai, magari ci pigli gusto e ti prendi il diploma” “Mamma, siamo in 38 e in 20 uncicapemu na beata mazza di chiddu chi dicinu, anche se sti mischini si sforzano, seconnu tia ncapu a 38 u spiegano a mmia? Non vedono l’ora che ci leviamo dalle palle. Metà classe bocciata, u primu io, te lo dico adesso a secondo giorno. Attenzione: meritatamente. Te li immagini 38 diavoli comu ammia in una classe? Ne vedranno delle belle ste professoresse. Scordatillu u diploma, po mu pigghiu macari, cu a scola serale, a 30 anni. A noi è meglio perderci che tenerci. Così gli alziamo la media nelle prove Invalsi.”
“Sono Chiara, sono commercialista, insegno discipline giuridiche economiche in un istituto professionale, primo incarico in assoluto perché ho vinto il concorsone. Sono contentissima di averlo vinto, un terno al lotto, però sono arrivata prima. C’è che son finita in questa scuola di Catania, professionale, primo anno classe di 38 alunni. Allucinante, saltano sulle sedie, entro in classe e nemmeno se ne accorgono, ma siamo impazziti? Per fortuna ho preso il part time, così almeno non chiudo lo studio. C’è che anche solo un’ora in quella classe mi fa perdere il senno, ma che ragazzi sono? Come si fa ad insegnare così? A tre li ho già mandati dal preside ma quello me li ha rimandati in classe. E son messi là che voglion fumare..E sono al secondo giorno..”.

Alla prossima!
Saluti a tutti.

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